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Le scarse notizie sulla vita di Bernardino Amico si ricavano dalla sua opera, il Trattato. Nella licenza di stampa dell’edizione 1609 il vicario generale Angelo d’Aversa dei Frati Minori Osservanti si riferisce a lui chiamandolo «Padre F. Bernardino Amico da Gallipoli dell’Ordine nostro» (1609, p. 2). Bernardino giunse presso la Custodia francescana di Terra Santa tra il 1593 e il 1595. La Custodia – il cui atto di nascita si fa risalire al primo Capitolo Generale dei Frati Minori (1217), quando san Francesco in persona inviò alcuni frati in Terra Santa – nel 1342 era stata incaricata da papa Clemente VI di difendere e preservare i luoghi sacri e assistere i pellegrini, compito che i frati svolgevano attivamente ai tempi dell’Amico e che tuttora continuano a onorare. 

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Come scrive egli stesso nella dedica della seconda edizione al granduca di Toscana Cosimo II, nel 1596 fra Bernardino fu «Presidente al Santissimo Sepolcro di N. S. Giesù Cristo» (1620, c. ¶2r), carica importante perché il Presidente poteva fare le veci del Custode, che all’epoca era fra Gianfrancesco Della Salandra, che l’Amico cita due volte (1620, cc. P1r e Pp1r). Per 6 mesi fra Bernardino fu inoltre titolare della Guardiania di Betlemme, fatto ricordato nel commento alla pianta della Basilica della Natività: «chiamasi questa ancora stanza di s. Girolamo, nella quale io abitai per sei mesi, quando ero quivi Guardiano, benché indegnamente» (1620, c. B1r). Infine, nel 1597, con tutta probabilità dopo l’arrivo del nuovo Custode fra Evangelista da Gabbiano, l’Amico fu inviato al Cairo perché si occupasse del restauro della chiesa di El-Matariya: «la detta chiesa più della metà era scoperta, e dinanzi non vi era muro, ma un rastello di legname. Per la qual causa [e ciò conferma le sue doti di architetto] fu mandato il padre fra Bernardino da Gallipoli dal M. R. P. Guardiano di Monte Sion Presidente, e Confessore de i mercanti Cristiani, che abitavano nel Cairo, acciò vedesse con l’aiuto di quei mercanti di riparare alla rovina della detta chiesa» (1620, c. L2v, vedi anche tav. 13).

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Durante la sua permanenza in Terra Santa il frate, che probabilmente in Italia aveva compiuto studi di architettura, concepì l’ambizioso progetto di disegnare le planimetrie e le alzate dei «sacri edifici di Terrasanta [...] secondo le regole della prospettiva, & vera misura della lor grandezza» (1609 e 1620, frontespizio). Rientrato in Italia entro il 1598, si adoperò per dare alle stampe i propri disegni, affidando al noto pittore italiano Antonio Tempesta l’incisione delle calcografie. La licenza di stampa, concessa dal vicario generale fra Angelo d’Aversa e inserita sul retro del frontespizio, insieme all’imprimatur a firma dei domenicani Ludovico Istella Maestro del Sacro palazzo e Tommaso Pallavicini (1609, p. 2), riporta la data del 20 luglio 1609. La pubblicazione del Trattato non deve però considerarsi avvenuta prima della fine di marzo 1610, se la dedica al re di Spagna Filippo III e al suo ambasciatore Francisco Ruiz de Castro porta la data del 28 marzo 1610 (1609, p. 3).