I mosaici del Nebo fra scavi e libri
Con p. Piccirillo si lavorava in un ambiente sereno, fatto di amici che hanno in comune il desiderio di aiutare e fare qualcosa di buono. Era solito circondarsi di collaboratori capaci e specializzati in ogni campo, che garantivano la riuscita dei suoi lavori con efficacia. Sapeva destreggiarsi anche nelle situazioni più complicate, spesso procedendo in maniera inventiva per cercare di risolvere i problemi improvvisi. Famose in questo senso erano le sue fotografie aeree, effettuate arrampicandosi su una scala e facendosi sostenere da alcune persone in posizioni spesso azzardate.
(P. Eugenio Alliata)
[foto 1 e 2]
I lavori di scavo in Giordania, in particolare al Monte Nebo, rappresentano sicuramente il momento più significativo dell’attività archeologica di p. Piccirillo. Verso la fine del ’75, fresco di laurea, il frate presenta ai responsabili della Custodia di Terra Santa un piano di lavori da eseguire sul monte con urgenza. L’anno successivo riceve l’incarico ufficiale che lo pone a capo della spedizione archeologica della Custodia al Nebo, cominciando finalmente a mettere in pratica i suoi progetti.
La fine degli anni ’70 e tutto il decennio degli ’80 sono la fase più fruttuosa dei lavori del padre; dopo il completamento dello stacco degli importanti mosaici del diaconicon e dell’atrio della basilica di Mosè [foto 3], le forze del frate archeologo e dei suoi collaboratori saranno quasi esclusivamente dedicate alle attività di scavo e restauro della basilica di Siyagha. Gli importanti lavori, in gran parte dedicati al restauro di chiese costruite dal V all’VIII secolo [foto 4 e 5], sono testimoniati da diverse pubblicazioni, tra cui Chiese e mosaici della Giordania settentrionale (1981) e Chiese e mosaici di Madaba (1989), che raccoglie nello specifico le attività svolte nella città giordana in questo periodo [foto 6]. Gli anni ’90 e i primi del 2000 sono ricchi di soddisfazioni per p. Piccirillo e portano al completamento di molti lavori cominciati nel periodo precedente, coronati dalla pubblicazione di due fondamentali volumi: The Mosaics of Jordan (1993) [foto 7], con la illustre presentazione del Re di Giordania Hussein bin Talal [foto 8] e Mount Nebo. New archaeological excavations 1967-1997 (1998), scritto a quattro mani con p. Eugenio Alliata.
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Un lavoro assiduo, mosso dalla fede e dalla volontà di riscoprirne i luoghi. Lo spirito del padre archeologo è sempre orientato alla ricostruzione di un patrimonio religioso e culturale che contribuisca alla pace tra le popolazioni del Medio Oriente. Lo stesso frate, nel 2008 poco prima di morire, descrive il suo lavoro decennale in questo senso e afferma: «Il restauro dei mosaici […] ci ha dato la possibilità di conservare un patrimonio di arte e di fede e di sviluppare parallelamente un’opera di dialogo e di amicizia che sono i fondamenti della pace». Non a caso, nel volume dedicato a Madaba, La mappa della Terra Promessa (2000), il padre sceglie come sottotitolo l’eloquente espressione “un logo per la pace nel Vicino Oriente” [foto 9].