Bianco, pseudo Noè, o.f.m.
Viaggio da Venetia al Sancto Sepulchro

et al mo(n)te Sinai piu copiosame(n)te descrito de li altri con disegni de paesi, citade, porti (et) chiesie (et) li santi loghi con molte altre santimonie che qui si trovano designate et descrite come sono ne li luoghi lor propri (et)c.

Venezia, Niccolò Zoppino e Vincenzo Di Paolo, 19 settembre 1518.

 

8°, cc. [124], A-Z4 &4 aa-gg4, ill.
Centocinquanta silografie a testo di varie dimensioni, alcune anche a piena pagina o su due pagine (mm 118x78, 100x80, 87x178, 87x168, 80x60, 60x80 e 32x37), a inizio dei vari capitoli con rappresentate le tappe del viaggio e i Luoghi Santi.

Le cc. A1r e A2r di questa edizione sono stampate in rosso e nero.

Seconda edizione rarissima dell’opera, la prima fu impressa nel 1500 a Bologna da Giustiniano da Rubiera.

 

Repertori bibliografici e cataloghi

Tobler p. 63; *Civezza n. 451; Röhricht n. 556; Essling 1982; Sander 4999; De Marinis p. 120 e tav. LXXXI; Brunelli n. 14; STC (i) p. 470; Baldacchini n. 102; Rhodes n. 12; Rivali n. 513; Edit16 online: CNCE 61050; SBN IT\ICCU\VEAE\010418 (che segnala in modo errato cartulazione e fascicolatura).

 

Immagini: coperta, frontespizio, silografie e calcografie
 

 

29.    BGTS, CIN C.89

mm 146x97. Esemplare corto in testa. Legatura novecentesca in mezza pelle, i piatti sono rivestiti di carta marmorizzata marrone e gialla, anima in cartone. Dorso a cinque scomparti, al secondo dall’alto, delineato da greche in doratura, si legge, sempre in doratura il titolo dell’opera. Resti di spruzzatura blu al taglio. Al risguardo anteriore ex libris del p. Agustín Arce. Al risguardo posteriore ex libris della Biblioteca del Convento di San Salvatore. A c. A1r timbro ellissoidale blu della Biblioteca del Convento di San Salvatore, ripetuto anche al verso. A c. gg2r timbro con il numero di inventario (02765). Al recto della carta di guardia anteriore, in alto, nota manoscritta del p. Agustín Arce «Donum P. Augustini Arce OFM bibliothecae SS. Salvatoris. Hierosolymis, 28 aug. 1940. P. Augustinum Arce Ofm». Più in basso, della stessa mano, si legge «Editio rarissima: cfr. in calce op.», sopra è apposto il timbro viola rettangolare della Biblioteca del Convento di San Salvatore, ripetuto anche in altre parti del volume. Al risguardo posteriore nota del p. Arce: «Esta edicíon es rarísima y de la más antiguas, es decir de [Venetia] MCCCCCXVIII (1518), como consta del colofón del último folio, recto. Tiene: 122ff sin numerar. 151 grabados en madera. 1 inicial (fol. 2). Acerca del autor, cf Golubovich, Bibl- bio-bibl. V 24». Esemplare mutilo delle cc. gg1 e gg4 (bianca). La carta B3 è stata restaurata nel margine inferiore. Bell’esemplare che presenta solo qualche gora d’acqua, lievi danni da tarlo e qualche piccola macchia d’inchiostro.

 

L’attribuzione di questo viaggio al non meglio identificato fra Noè Bianco parte dalla metà del Cinquecento e si deve, con molta probabilità, a una cattiva lettura del nome di Niccolò da Poggibonsi (vero autore dello scritto) su qualche manoscritto; da qui l’attribuzione a un tale fra Noè francescano, poi erroneamente identificato con il servita veneziano Noè Bianchi, pellegrino in Terra Santa nel 1527, il cui racconto di viaggio sarà pubblicato nel 1566 a Venezia. Il testo, che subì vari rimaneggiamenti già quando circolava in forma manoscritta e il cui contenuto fu utilizzato e riadattato anche per la redazione di altri diari, narra, con eccezionale dovizia di particolari riguardanti aspetti pratici (tappe e spese) e devozionali (indulgenze, reliquie e leggende cristiane), il viaggio di andata e di ritorno, compiuto dal francescano Niccolò da Poggibonsi (già individuato da Rig non p. 83) tra il 1346 e il 1350, da Venezia a Gerusalemme. La qualità letteraria dello scritto e il ricco contenuto ne fecero uno dei testi più conosciuti e diffusi tra i pellegrini. Si tratta della seconda rarissima edizione nota dell’opera (giunta dopo una cospicua diffusione manoscritta iniziata dalla metà del XIV secolo), la prima però a essere stampata nel formato piccolo in 8°, che si manterrà poi in tutte le numerose ristampe successive. La princeps fu impressa nel 1500 a Bologna da Giustiano de Rubiera, in folio, e aprì una tradizione a stampa prolifera che si protrasse fino alla metà del XVIII secolo (in cui si mantenne sostanzialmente inalterata l’iconografia dei Luoghi Santi). In seguito, sul finire del Settecento e poi nell’Ottocento, iniziarono a essere realizzate edizioni che tentavano di recuperare il testo originale dell’opera, dopo secoli di rimaneggiamenti e manipolazioni. (Augusto Franco, Cenni su Niccola da Poggibonsi, in Esercitazioni sulla letteratura religiosa in Italia nei secoli XIII e XIV, a cura di Guido Mazzoni, Firenze, Alfani e Venturi, 1905, pp. 298-300; Golubovich pp. 1-24; Niccolò da Poggibonsi o.f.m., Libro d’Oltremare, 2 volumi, a cura di Alberto Bacchi della Lega, Bologna, presso Gaetano Romagnoli, 1881, si veda anche l’edizione annotata e riveduta da Bellarmino Bagatti o.f.m., Jerusalem, Franciscan Printing Press, 1945; Viazo da Venezia al Sancto Iherusalem, a cura di Armando Petrucci e Franca Petrucci, Roma, Edizioni dell’Elefante, c1972 = riproduzione facsimilare dell’edizione Bologna, per Giustiniano da Rubiera, 1500; Franco Cardini, In Terrasanta. Pellegrini italiani tra medioevo e prima età moderna, Bologna, Il Mulino, 2002, pp. 223-225; Pier Giorgio Sclippa, Come il diario di viaggio in Terra Santa di Niccolò da Poggibonsi si è trasformato nella guida per i pellegrini di Noè Bianco, «Atti dell’Accademia “San Marco” di Pordenone», IX (2007), pp. 79-91; T. F. Noonan, The road to Jerusalem, p. 27; Luca Rivali, Un nuovo esemplare del rifacimento del Libro d’oltramare, di Niccolò da Poggibonsi. Venezia 1518, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, Torrita di Siena, Società Bibliografica Toscana, 2012, pp. 77-88).